«Vorrei porre all’attenzione della comunità un fatto assurdo accadutomi nella notte dell’11 novembre ». Inizia così la lettera di Angelo Micocci. «Premetto che – aggiunge – da meno di un mese, sono seguito dal medico curante e dal cardiologo in quanto combatto con la trombocitosi e l’ipertensione conseguenti ad una ischemia risalente al mese di agosto, per questo sono in malattia dal lavoro dal mese di settembre. Intorno all’una di notte, accusando un attacco di ipertensione e sospetta fibrillazione, decido di recarmi al pronto soccorso di Francavilla in auto. Non chiamo il 118 per non spaventare i miei figli minori, il condominio e per non intralciare il lavoro dei soccorritori in questo delicato periodo. Percorsi pochi metri dalla mia abitazione vengo fermato da una pattuglia dei carabinieri che anziché agevolare e comprendere la motivazione del mio essere fuori casa, mi impediscono di procedere, accertando i documenti di circolazione e stendendo un verbale di oltre 500 euro per non aver rispettato il coprifuoco. A nulla sono valse le spiegazioni sul mio stato di salute e il mio, evidente e aggravato dalle circostanze, stato di preoccupazione. Su mia insistenza e dopo avermi consegnato il verbale l’agente chiama il 118 e mi ordina di tornare a casa. Fino ad oggi io ho sempre creduto che le forze dell’ordine rappresentassero un supporto al cittadino e non un ostacolo alla salute delle persone. Sto procedendo a fare ricorso».