In sei mesi tre lettere con minacce di morte e atti intimidatori. I soci della cooperativa Terre di Puglia di Mesagne che gestisce terreni confiscati alla criminalità, sono stanchi, ma non si arrendono. Due giorni fa l’ultimo episodio. Ignoti hanno compromesso l’impianto di irrigazione delle colture inserendo nelle tubature schiuma espansiva e mandando in tilt il sistema.

La cooperativa e i soci – afferma il Presidente Francesco Gigante – non si lasceranno intimidire e non hanno alcuna intenzione di chinare la testa davanti ad alcun tipo di angheria e minaccia”. Non mollano dunque i cinque soci lavoratori della Cooperativa inserita nel circuito di Libera Terra, che dal 2008 gestisce terreni coltivati a vite e a seminativi distribuiti tra i comuni di Mesagne, Torchiarolo, San Pietro Vernotico e Fasano.

“ Condanniamo – ha afferma Carmelo Rollo, presidente di Legacoop Puglia – senza se e senza ma gli episodi di Mesagne, a cui si aggiungono i gravi atti di Torremaggiore e San Severo dove gente senza scrupoli ha svuotato i silos di due cantine sociali, vanificando il lavoro di tante persone oneste. Per quel che ci riguarda non ci facciamo intimidire, continueremo con più determinazione, se possibile, a promuovere le cooperative nate per la gestione di beni confiscati – afferma il presidente di Legacoop Carmelo Rollo – nonostante le intimidazioni, gli attentati o le minacce. Le esperienze sociali e lavorative di numerosi ragazzi, di tante persone coinvolte continueranno a rappresentare una opportunità di sana crescita per i nostri territori. Si tratta di imprese che devono fare i conti non solo con le criticità del settore e del mercato, ma anche con un nemico invisibile e al tempo stesso prepotente e vigliacco. Le cooperative appaiono l’anello più debole, più facile da colpire dopo l’affidamento del bene. Occorre sostenere modalità e strumenti garantiti dalle forze dell’ordine,che ringraziamo per la continua presenza e disponibilit perché non accadano più eventi di siffatta viltà. Chiediamo – conclude Rollo – a tutte le persone un maggiore attivismo sociale, un protagonismo reale per cambiare in meglio un paradigma del nostro territorio”.

Un episodio quest’ultimo di terre di Puglia che si ricollega alle missive con minacce personali arrivate a maggio scorso. Una era una lettera con delle croci sotto le quali la scritta in un dialetto sconosciuto “dovete morire”. Dello stesso tenore la lettera successiva con su scritto: dovete morire come cani; infine un portachiavi con la scritta “siete delle m….”. La cooperativa Terre di Puglia non era nuova a episodi di questo tipo. Ad inizio attività, nel 2008, si susseguirono alcuni atti incendiari che distrussero colture con conseguente danno economico. Ma dopo questi episodi più nulla, fino alla primavera scorsa quando le minacce sono riprese.

Questa mattina analisi multiresiduali saranno effettuate con campionamenti del terreno in profondità per verificare che prima della schiuma espansiva non sia stato introdotto alcun prodotto tossico o inquinante che abbia compromesso il raccolto, nella fattispecie del caso di cime di rape. “Se così fosse – aggiunge Francesco Gigante – sarebbe azzerata tutta la produzione di rape di quest’anno e il danno economico sarebbe, per una piccola cooperativa come la nostra, davvero importante. Ciononostante non molliamo e continuiamo per la nostra strada, l’unica che conosciamo, quella della legalità”.