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Contrabbando: sequestrati lavanderia, panificio e conti correnti
Bloccato patrimonio di circa 300 ila euro riconducibile a pregiudicato
Un panificio, una lavanderia self-service, più due mezzi aziendali e conti correnti per 300mila euro. Patrimonio non giustificato di fronte a redditi che a stento permettono il mantenimento di Sante Quaranta, 60 anni, alle spalle precedenti per traffico di bionde, e moglie: tutto sequestrato dai militari della Guardia di finanza, a conclusione di indagine partite dopo la scoperta che il fasanese, già condannato con l’accusa di contrabbando, era riuscito a ricomprare parte di quanto lo Stato gli aveva confiscato nel 2008. In che modo? All’asta giudiziaria, destinata alla vendita dei macchinari presenti all’interno del forno, partecipa il genere di Quaranta e “vince” offrendo 190 euro. Secondo l’accusa, anche grazia alla “complicità di due brindisini, banditori dell’istituto di vendite giudiziarie di Brindisi. Un paradosso, denunciato anche da Report su Rai Tre.
Gli accertamenti sono partiti da una segnalazione del direttore dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata di Reggio Calabria e sono sfociati nel rinvio al giudizio del Tribunale di Brindisi di tutte le persone coinvolte nelle operazioni: otto persone, tutte imputate – in concorso tra loro – di turbata libertà degli incanti, falsità, abuso d’ufficio e trasferimento fraudolento di valori. Sei sono familiari di Quaranta, moglie, due figli, genero, più i due banditori e il prestanome al quale – in maniera fittizia – erano stati intestati i beni.
I risultati delle indagini economico-finanziarie sono stati illustrati questa mattina nel corso della conferenza stampa presso la sede del comando provinciale della Guardia di Finanza dal colonnello Pierpaolo Manno, nuovo comandante, e dal prefetto Ennio Mario Sodano, direttore dell’agenzia nazionale dei beni confiscati alla mafia. Gli immobili e gli altri beni oggetto del sequestro sono stati affidati a un amministratore giudiziario.
Nel 2012, Quaranta sarebbe riuscito a farsi assumere come dipendente dall’azienda titolare del forno, finita sotto sequestro nel 2008, e una volta confiscata venne licenziata. Non gli venne liquidato il trattamento di fine rapporto e fece ricorso per ottenere la somma. Nello stesso periodo di tempo, quando venne indetta l’asta, il genero riuscì ad acquistare parte dei macchinari.
Il prefetto Sodano ha rimarcato come il provvedimento di confisca eseguito dalle Fiamme Gialle sia il frutto della collaborazione instauratasi fra l’Agenzia nazionale dei beni confiscati, le forze dell’ordine e gli enti territoriali. «L’agenzia – dichiara Sodano – è una struttura piccola, nonostante abbia un compito molto grande. E’ chiaro che non può assolvere a questo compito, se non fa sinergia con tutte le altre amministrazioni interessate al problema».
«Questo è uno di quei casi – prosegue il prefetto – in cui l’osservazione è servita a far partire la denuncia da parte dell’agenzia. Mi auspico che queste forme di collaborazione diventino sempre più importanti e decisive”. Sodano invita anche i comuni cittadini a collaborare con l’agenzia. “Ci vuole la collaborazione da parte di tutti – afferma ancora il prefetto – ciascuno nel proprio ambito può fare qualcosa. Tutti abbiamo un compito da svolgere. Sono certo che arriveranno anche altri risultati, come quelli già arrivati».